A cura della Pro Loco Roscigno Vecchia
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1/1 14 Novembre 2002

Il Futuro della Memoria
Dai giorni della scoperta all’arrivo degli americani

Roscigno, abitanti tre, due donne e un uomo, sono rimasti solo loro, non sai se tenaci o rassegnati, in quello che può definirsi un paese fantasma, popolato ormai solo da ricordi e suggestioni, spaccato di una civiltà che muore affogata nel nuovo, ma che conserva una dignità fatta di cose semplici e di una fragranza di antico...”.

Trenta maggio 1982, un giovane cronista de “Il Mattino”, Onorato Volzone, racconta per la prima volta, la storia del borgo addormentato, diventato poi il simbolo dei tesori di quell’Italia “minore” da salvare: la speranza, dopo vent’anni, arriva, forse, dagli italo-americani.

La grande piazza, la monumentale fontana, la chiesa, la cortina di case diroccate, il verde degli Alburni a far da quinta alle pietre.
Un villaggio abitato solo da ombre.

Zi’ Luigi, settant’anni l’immancabile “nazionale” tra le dita, che, sotto il tiglio secolare, snocciola fiabe di briganti e gnomi mescolate a storie di guerra, la “Grande”, quando “militare a Fiume” ebbe in dono dal maresciallo Tito due pacchetti di sigarette.

Grazia, novantenne, le mani arrossate dalla gelida acqua del lavatoio pubblico dove, imperterrita, continua a lavare i suoi panni.

Dorina, sua figlia, la “bizzoca”, che un giorno disse addio al monastero per “pregare meglio Dio” fra la natura incontaminata della sua terra.

Uno spettacolo stupefacente - ricorda Volzone - un paese senza gente, ma ricco di anima. Una straordinaria scoperta. Artefice la testardaggine di Franco Palmieri, vice-sindaco di quel comune doppio, il vecchio abbandonato perché a rischio frana agli inizi del secolo scorso, il nuovo, ancora alla ricerca della sua identità”.

Il giornalista fece di Roscigno un caso nazionale, trascinò nella battaglia per il suo recupero - quando si parlava solo della ricostruzione post-terremoto - Mario De Cunzo (entrambi oggi ne sono cittadini onorari), soprintendente di ferro.
Fu lui a battezzare l’intatto borgo medioevale la “Pompei del novecento”. A far sì che il centro sconosciuto venisse menzionato in “Memorabili”, l’Atlante dei sessanta borghi-gioiello del Belpaese da salvare.

”Con fondi nostri restaurammo la chiesa e la canonica, realizzammo, grazie al volontariato di Maria Laura Castellano, il primo museo in Campania della civiltà contadina, inventammo la prima fiera dell’artigianato, quello vero, e dei prodotti tipici del Cilento”.

Una stella cometa nel cielo dell’incuria.

Progetti speciali, come quello del campus per geologi ed architetti promosso dal ministero per i beni culturali e dall’Ateneo di Venezia, svaniti.

Nel ’91 De Cunzo va a Napoli, nel ’97 muore Francesco Vanacore, suo collaboratore ed ultimo, strenuo difensore della rinascita di Roscigno.

Scomparsi zi’ Luigi, Grazia, Dorina.

Il Futuro della Memoria - Dai giorni della scoperta all’arrivo degli americani

Il “luogo sacro” della vecchia religiosa si sta sbriciolando. Un degrado impietoso.

Tra le rovine Erminio, monello paffuto di cinque anni, sventola la bandierina a stelle e strisce.
Viva gli americani”, canta su una canzoncina improvvisata al momento. Il sogno della Grande Mela si materializza fra fango e macerie. La favola continua.

Articolo tratto da Il Mattino di martedì 24 settembre 2002
Articolo scritto da Erminia Pellecchia
Foto di Tanopress-Tortorella
Nella foto Tom Resciniti Demon ed il piccolo Erminio Gasparri